Autumn [ShikaIno]

Autumn






“Odio questa stagione” pensò irritata Ino Yamanaka, mentre strizzava le palpebre per evitare il polverone che le folate di vento novembrino sollevavano da terra. Sì, odiava l’autunno; e parecchio, anche. Che senso aveva una stagione del genere? Nessuno. Era un ibrido, un fastidioso e insopportabile intermezzo che si frapponeva come un inutile intervallo di tre mesi tra le soleggiate e tiepide giornate estive e il gelo dell’inverno. A parere di Ino, non era altro che una statica e monotona parentesi di cui avrebbe fatto volentieri a meno. E al diavolo se era la stagione in cui lei stessa era nata: ciò non cambiava di certo la sostanza della cosa.

“Per di più questo vento è un nemico micidiale dei miei capelli” constatò stizzita tentando di domare la ciocca bionda che svolazzava qua e là, in balia del vento. Rabbrividì dal freddo e si strinse nel morbido maglione viola, accelerando il passo per tornare a casa. Poi, mentre era intenta a sfregare le mani l’una contro l’altra per evitare che si intirizzissero, lanciò, un po’ per abitudine un po’ per curiosità, un’occhiata rapida al prato adiacente ai campi d’allenamento, aspettandosi di trovarlo deserto. Dovette ricredersi.

Anche con un tempo sfavorevole come quello, a quanto pareva Shikamaru non disertava mai il suo appuntamento quotidiano. Ino ormai sapeva che quello era il rifugio dell’amico, il luogo in cui passare nella pace della solitudine i pomeriggi liberi, godendo della tranquillità del silenzio. La bionda scosse la testa con un sorriso, nel vederlo lì, pigramente sdraiato tra gli steli d’erba, gli occhi rivolti all’infinita volta del cielo e chissà quali imperscrutabili pensieri per la testa. Decise di fare un salto a salutarlo, tanto per riempire un po’ quella giornata vuota e ventosa.

-Disturbo, signor pensatore?- lo salutò cordialmente accovacciandosi nell’erba accanto a lui. Il ragazzo voltò la testa con lentezza, e biascicò un –Ciao- smorzato dalla sigaretta che aveva tra i denti. Ino gliela strappò via senza tanti preamboli, noncurante del suo –Mendokuse… Sei venuta a rompere?- e gli rivolse uno sguardo serio che non ammetteva repliche. Quindi preferì troncare la discussione sul nascere e cambiò argomento:

-Allora? Che ci fai qui, anche oggi? Con questo tempo da schifo, non staresti meglio a casa?-

Shikamaru sbuffò. Quella ragazza era sempre così curiosa e piena di domande… Che noia.

-Mah, no… Mi piace stare qui, indipendentemente dal tempo. L’avrai capito, no? Questo posto mi ispira…- spiegò, incrociando comodamente le braccia dietro la testa.

-In una stagione del genere, a me non ispirerebbe per niente- mugugnò Ino, alzando gli occhi al cielo grigio e uniforme come per rimproverarlo di quella sua esasperante monotonia cromatica.

-Non ti piace l’autunno?- sembrò interessarsi il giovane Nara, le pupille ancora rivolte verso l’alto.

-Per niente! E’ la stagione più stupida e insensata che conosca… A volte mi chiedo che utilità abbia, ecco!- esclamò con veemenza Ino, esternando quei pensieri su cui aveva riflettuto poco prima.

Shikamaru sogghignò.

-Che c’è? Ti faccio ridere?- s’indignò immediatamente la ragazza, piantandogli addosso i suoi occhi azzurri.

-No, no, non è quello… E’ che tu ti fermi sempre alle apparenze, Ino…- rispose tranquillo, giocherellando con la lampo del giubbotto da Chunin, e aspettandosi per quella frase la peggiore delle reazioni da parte della compagna.

-Shikamaru! Mi stai dando della superficiale, per caso?- sbottò lei, rossa in viso.

Lui non si scompose. –Non esattamente… Intendo soltanto che a volte dovresti cercare di cogliere il senso più recondito delle cose, senza giudicarle di primo impatto. Chissà, magari potresti scoprire di apprezzare qualcosa che prima detestavi…-

Quella risposta mandò immediatamente Ino in confusione. Si sentiva terribilmente in imbarazzo quando Shikamaru partiva alla carica con quei discorsi così profondi, ai quali lei, il più delle volte, non sapeva ribattere adeguatamente. –Che vuoi dire…?- domandò esitante.

-Semplicemente che l’autunno non è così male come credi. Pensaci bene, Ino. E’ la natura che si prepara a morire e poi a rinascere. Le foglie che cadono, gli animali che vanno in letargo… E’ come se il mondo si preparasse a una lunga sonnolenza in previsione di una nuova vita…- spiegò il ragazzo, con un sorriso disteso sulle labbra.

Ino aprì bocca per parlare, ma non riuscì ad emettere alcun suon sensato. Quindi Shikamaru, dopo una breve pausa, proseguì:

-Riflettici. L’autunno è forse la stagione più profonda, più densa di significati. E’… è come un’allegoria della vita umana. Simboleggia la caducità della nostra esistenza, Ino. Prova a considerare le foglie come gli esseri umani: prima o poi tutti, sottomessi a una sorte precaria, sono destinati a cadere. Ma allo stesso tempo ogni cosa si prepara a risorgere, perché dopo la fine c’è sempre un nuovo inizio; e così le foglie morte verranno sostituite da nuovi germogli, e allo stesso modo sulla terra nasceranno nuovi esseri umani… Ti sto annoiando?-

Ino era rimasta a bocca aperta. Si riscosse, consapevole della propria espressione non molto intelligentemente esterrefatta. –No, no… assolutamente!- tentò di ricomporsi. Quelle parole l’avevano toccata; si sentiva strana… Era come se avessero suscitato in lei una meravigliosa sensazione di quiete e completezza. Rabbrividì, e seppellì la testa nel collo alto del dolcevita.

-Hai freddo?-

-No… Cioè, un po’… Boh, credo… credo sia l’effetto di quello che hai detto, Shika- farfugliò Ino senza incrociare lo sguardo dell’amico. Che sorrise intenerito, nel notare il malcelato imbarazzo della sempre perfetta e sofisticata Ino Yamanaka.

-Significa che ti sei ricreduta?-

Ino continuò a guardare il cielo, con le parole del ragazzo che continuavano a riecheggiarle nella mente. Sorrise impercettibilmente.

-Può darsi, sì…Credo che tu abbia ragione, a volte bisogna guardare le cose con occhio diverso… La sai una cosa?-

-No, dimmi-

Ino sfoderò un sorriso sincero e aperto. -Mi piace avere un amico profondo e filosofico come te!-




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Konoha. L’autunno non è mai stato freddo come quest’anno.

Una donna bionda sui venticinque anni è ritta in piedi di fronte alla stele degli Eroi, gli occhi fissi su quelle lettere, su quel nome che tanto ha segnato la sua vita. I suoi occhi sono asciutti: ha già versato tutte le sue lacrime.

-Shikamaru…- Quel nome le sfugge in un sussurro. Si accarezza dolcemente, con malinconia, il ventre che contiene la piccola creatura concepita con lui pochi mesi prima. Un brivido di nostalgia la percorre; alza gli occhi al cielo, grigio e compatto come in quel pomeriggio di novembre di dieci anni prima.


“Prova a considerare le foglie come gli esseri umani: prima o poi tutti, sottomessi a una sorte precaria, sono destinati a cadere. Ma allo stesso tempo ogni cosa si prepara a risorgere, perché dopo la fine c’è sempre un nuovo inizio…”


Una lacrima solitaria le sgorga a tradimento. Ma malgrado tutto, riesce ancora a sorridere.

“Avevi ragione, Shikamaru… Una foglia è caduta, una vita è cessata, ma il mondo si prepara ad accogliere un nuovo germoglio pronto a sbocciare…”